Donatella Di Pietrantonio vive a Penne, in Abruzzo, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Ha esordito con il romanzo Mia madre è un fiume (Elliot 2011, premio Tropea). Con il suo secondo romanzo, Bella mia (Elliot 2013, Einaudi 2018), ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati e il Premio Vittoriano Esposito Città di Celano. Con L'Arminuta, tradotto in 23 Paesi, ha vinto il Premio Campiello 2017.
Solitamente non scelgo mai i libri sulla base del passaparola o della martellante pubblicità. Scelgo sulla base di altri criteri, i miei criteri, tuttavia il volto inquietante e lo sguardo profondo raffigurato in copertina hanno avuto su di me un certo effetto: ho posato il libro che avevo in mano e mi sono avvicinata alla cassa con L'Arminuta.
Ne avevo sentito parlare molto bene da una book blogger
Le parole con cui un'amica book blogger elogiava questo romanzo erano piuttosto altisonanti. Parlava di un libro magico che cattura già dalle prime pagine, di una profondità estrema che trascina il lettore, ma non posso dire di aver provato le sue stesse emozioni, o perlomeno non della sua stessa intensità.
L'autrice è pluripremiata, i suoi romanzi hanno avuto grandi riconoscimenti, senza dubbio meritati, così come L'Arminuta, ma non ho trovato nel suo linguaggio e nella trama una particolarità tale da aggregarmi al seguito dei suoi ammiratori. E' senza dubbio un romanzo gradevole da leggere e che si legge in poche ore senza provare noia, ma non mi ha particolarmente entusiasmata: manca qualche elemento per me fondamentale, ma si accoda a quei romanzi scorrevoli e leggeri, a quelle storie semplici che già dalle prime pagine lasciano intuire il finale.
Nessun personaggio o vicenda mi ha particolarmente colpito. L'innaturale sentimento del fratello maggiore della protagonista, il suo temperamento e il suo destino sono aspetti che fanno vibrare le pagine di questo breve romanzo; la vecchia sotto la quercia, appena sfiorata dall'autrice, invece, ha qualcosa di soprannaturale ed è descritta in maniera poetica tanto da creare una sorta di dissonanza con il resto. Ho avuto la sensazione che un'altra "mano" avesse descritto il personaggio.
Sono rimasta lì a guardarla, incantata dalla sua fiabesca imponenza. La pelle del viso riarsa dal sole di cento estati si mimetizzava con la corteccia dell'albero retrostante, avevano la stessa immobilità, la stessa trama di crepe. Ai miei occhi entrambe apparivano eterne, la vecchia e la quercia.
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