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Immagine del redattoreElisabetta Scaramelli

LA CASA DELLE MEMORIE

Come racchiudere un pezzo della tua vita in poco più di cento pagine?

Mi sono posta questa domanda appena ho messo le mani sulla tastiera.

Da tempo riflettevo sulla possibilità di parlare di me e dei fantasmi del passato, sul lento procedere che mi ha resa la donna che sono, pur non rinunciando alle dovute infiorettature.

La casa delle memorie è un romanzo che - in tutta modestia - potrebbe scivolare in quel genere noto come realismo magico. Tuttavia, genere a parte, per me questo romanzo breve ha rappresentato solo un rito di purificazione.

Le autobiografie incuriosiscono sempre; per il lettore rappresentano il ponte che separa un freddo libro scritto da un perfetto sconosciuto dalla vita di un anonimo scrittore. Sono un modo per entrare nella sua mente e carpire i dettagli che non sono trapelati dalla lettura.

Devo, però, deludere i miei curiosi lettori.

Questo mio quinto romanzo non è così autobiografico come si potrebbe pensare: è solo una raccolta di fatti avvenuti e inventati in un contesto a me molto caro. La casa di cui parlo e che descrivo è ancora lì, in un vicoletto grigio di un piccolo paese calabrese. C'è anche il fiume, e i cani che guaiscono in lontananza. Ci sono le tegole marce, l'odore di muffa, i quadri antichi e i cunicoli oscuri. C'è anche il giardino di mia nonna, ma manca lei, mancano la sua cucina indaffarata e profumata di cannella, i suoi chilometrici lavori all'uncinetto. Tante cose mancano, ma ho scritto questo romanzo proprio per tenere viva la memoria e sentire vive tutte le persone che in quel palazzo non ci sono più.

Cosa ho inventato?

Non ho mai visto i fantasmi in quella casa. Tuttavia ciò che ho narrato, in parte, è avvenuto realmente, come la storia delle gemelle, mie antenate. So, però, che qualcuno ha assistito a strani fenomeni e anche a me è capitato di percepire qualcosa di vivo, di strano e spaventoso. Ma in quella casa ci stavo bene: era la mia culla, la mia carezza della sera, anche se a volte mi inquietava. La casa delle memorie è davvero un pezzo della mia vita, è il riflesso di tutti i racconti degli anziani, è un amalgama di reale e surreale che porta indietro nel tempo e commuove.

"Ero imperscrutabile. Un pozzo scuro e senza fondo per una mente così fragile da sgretolarsi nella solitudine. Io ero cresciuta in solitudine. Avevo imparato a cogliere l’amore nel silenzio dei miei cari. Avevo imparato a dominare il senso di vuoto, il buio, i mostri sotto il letto. Io ero diventata come la mia casa, tenacemente radicata al suolo."
Una storia attuale.

La casa delle memorie è un romanzo ambientato negli anni ottanta, quando la protagonista aveva nove anni e cercava di liberarsi della staticità familiare, della depressione di sua madre, della freddezza di suo padre, della lontananza degli amici. La bambina è costretta a crescere prima del previsto e a maturare una sensibilità che le dà la capacità di percepire tutto l'amore che non le viene trasmesso. Lei non si sente poco amata, in fondo; lei continua a credere e sperare che la sua famiglia la ami a modo suo, in un modo inusuale, poco espansivo.

Gli amici si tengono lontani dalla sua casa. E' una casa che incute timore e soggezione, e lei impara a farsi compagnia da sola, a stringere amicizie con coloro che vivono tra quelle mura, ma che nessuno può vedere. La protagonista è una bambina sola. La gente sa che lo è e qualcuno approfitta di una madre troppo impegnata e di un padre distratto per rubare la sua innocenza. La bambina porterà sempre con sé questo trauma e pregherà affinché la rabbia degli avi, riflessi nei vetri e percettibili dentro i muri, si scateni contro tutti coloro che le hanno fatto del male, comprese sua madre e sua nonna.

"Quel sorriso era la chiara dimostrazione che stesse godendo del mio dolore. Mia nonna la doveva pagare. La casa doveva mangiarsela viva."
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